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25 - [TORRE OSCURA] Se questa è la tua verità Stavrogin, io non posso negarla.

Ultimo Aggiornamento: 04/06/2013 13:19
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Nianna, Stavrogin - 12 Maggio 2013

RIASSUNTO

Nianna e Stavrogin si incontrano finalmente tra le Ombre dense che popolano l'Atrio del Nero Obelisco. Tra loro avviene un confronto su temi noti. Confronto che li troverà tutt'altro che su fronti contrapposti...

COMMENTO

E' dal 2005 che cerco di giocare con te! Cerchiamo di non far passare altri 8 anni! :p
Grazie della splendida serata...

www.youtube.com/watch?v=_Q3gUUs33wY


Nianna
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GDR PLAY

STAVROGIN [stanza privata] L'elfo guerriero gira inquieto nella propria stanza, semibuia, fredda come il suo cuore. Le mani chiuse l'una nell'altra dietro alla schiena, il volto bello e inespressivo che non lascia trapelare nemmeno nelle tenebre il fiume di pensieri che si agita nella sua mente. Gli occhi color del ghiaccio saettano in ogni angolo come ad inseguire qualcosa che non c'è, in maniera quasi maniacale. D'un tratto decide di uscire dalla stanza, schiude l'uscio e attraversa la soglia, fendendo ancora le ombre, anch'esso un ombra di nero coperta nell'abito elfico, col corpetto in cuoio anch'esso nero, e la graziosa cintura di stoffa rossa che ad una prima occhiata nel nero potrebbe sembrare una scia di sangue che egli lasci fluire dal suo ventre. Non porta armi con sè, non ne abbisogna e in quel luogo nulla teme tranne le trappole disseminate tra le mura e i corridoi che evita grazie all'insegnamento della padrona di casa alla Torre. La tiara incornicia il bel volto e da essa fuoriescono intorno i neri capelli corti e spettinati, lasciati così quasi a dispetto di quella cura ossessiva che hanno di sè i suoi confratelli elfi. Attraverso il corridoio tra le stanze, da cui egli cerca di percepire ogni rumore che possa provenire, di vivi e di morti, dimoranti tra quelle pietre, giunge infine alle scale che prende a scendere piano con passo cadenzato, noncurante dell'eco dei suoi passi che si propaga nell'aria e che potrebbe richiamare l'attenzione di altri ospiti di quel luogo.

NIANNA [Stanza Privata>>Ballatoio] Veste di nero come la notte che incarna e che per l’eternità porterà seco. Veste come un Guerriero, con brache di pelle che si stringono alle caviglie per perdersi negli stivali da guerra. Una camicia nella cui manica sinistra, in una tasca sapientemente cucita, trovano rifugio due dosi di veleno. La sua spada lunga, Malia, dono della Sposa e Prima di questa Oscura Dimora, è rinfoderata nel lato sinistro del suo cinturone saldamente ancorato in vita. I capelli rosso scuro sono strettamente inchiavardati in una stretta sul capo che difficilmente si potrebbe definire acconciatura femminile. E’ uscita dalla sua stanza con passo fermo, decisa a perdersi nella notte ma i suoi sensi tesi al massimo delle proprie innate capacità dannate, l’hanno subitaneamente informata di quel refolo di vita mortale, che ha imparato a conoscere tra quelle mura. Stavrogin, Apocalisse Morte di suo Fratello. E dopo aver aperto la porta della sua stanza, mentre i suoi occhi verdi gelidi come le profondità del lago, misurano ogni centimetro di quel corridoio ormai vuoto, la sua consapevolezza la ingiunge di seguire quella scia prima sul ballatoio e poi oltre se non dovesse ancor aver raggiunto il suo ospite. Non sono ancora mai riusciti ad incontrarsi, la sua curiosità è rimasta finora insoddisfatta. Hanno condiviso qualche messaggio beffardo alla rocca ma nulla più. Ed ora Ella desidera bearsi della sua compagnia, ha necessità di sapere, conoscere, possedere i ricordi dell’elfo. E se il ballatoio fosse un buon palcoscenico ora ella si fermerebbe per poterlo guardare e lasciarsi guardare nella disperata bellezza di quella dannazione che grazie alla malia del sangue la rende perfetta. Una perfezione che Egli ha conosciuto prima che lei stessa potesse fregiarsene al fianco di colui che fu Conquistatore. Brandon Allen. [Tenebra I – Veggenza I]

STAVROGIN [scale] continua a discendere le scale fino al piano sottostante, soltanto un attimo si ferma sugli scalini, quando crede di udire dei rumori distinti lungo il corridoio che egli ha appena lasciato alle sue spalle, e che sono giunti ben distinti al suo orecchio così sensibile per nascita. Solo per un attimo solleva il capo che prima era abbassato a fissare gli scalini, esso si reclina a destra, con gesto lezioso, nel buio le labbra si schiudono in un impercettibile sorriso al pensiero di avere compagnia. Poi riprende a discendere le scale, con passo marziale, questa volta divertito dall'eco prodotto dai suoi stivali che calcano le fredda e nuda pietera, pensando che quei rintocchi suoneranno come un invito per chi desidererà seguirlo. Discende fino al piano sottostante a quello delle stanze e muove i suoi passi nella sala che gli si apre innanzi, quel tanto che basta per allontanarsi di almeno quattro metri dall'uscio e dalle scale, per poi voltarsi e attendere paziente che quel rumore che ha inteso come una presenza, decida di palesarsi a lui come una figura, oppure no. Intanto assume una postura elegante, come quella di un soldato che stia in posizione di riposo, in piedi, dritto, con le mani legate tra loro alle spalle, la gamba e il piede destro avanzati e la gamba sinistra dritta e salda. Lo sguardo fiero e curioso fissa le scale.

NIANNA [Ballatoio>>Atrio] Discende la scale con alterigia, postulando aristocrazia ogni volta che il suo piede poggia sui vetusti gradini dell’antica Dimora Cainita evitando tutte le trappole insite nella pietra. Lo sguardo della Figlia di Iris resterebbe affisso su quella figura immobile ora al centro dell’atrio. Non servirebbe alcuna presentazione per capire che solo costui è in grado di incarnare la fama che lo precede. Lo guarda e ne valuta ogni tratto, ogni anfratto, la sua postura militare. I suoi sensi immortali dannatamente fini, si perdono per un attimo nella tranquillità placida di quel cuore oscuro e vivo. Un cuore che nato nella luce si è perso nella grazia estrema della tenebra. Il cuore di colui che trova agio tra loro, gli Eterni! E una volta che l’ultimo gradino fosse stato vinto, una volta che il suo passo si fosse svolto sul nudo sasso dell’impiantito dell’atrio, allora e solo allora apparirebbe un sorriso onnisciente su quelle labbra rosee rese invitanti dall’inganno di vanità mortale. Un guizzo di falso lucore in quegli occhi verdi liquidi sfumati di bronzo. Passo dopo passo ancora per rendere nulle quelle distanze che li separano, fino a porsi al centro della sua vista a circa 2 metri a lui frontale. Nianna Allen, Unica Erede della Casata Allen, prima del Suo Nome, lascerà che la voce dalle tinte mortali e mielate si affaccino, pronunciando il suo nome con pesante accento dell’est Europa. Solo quello splendido nome a testimoniare ciò che era e ciò che ancora deve essere: “Stavrogin Nikolaj” dirà trascinando ogni vocale mentre le sue ginocchia forse in modo stupefacente si fletteranno in un inchino che lei deve a chi riconosce l’autorità di Apocalisse Morte. [Tenebra I – Veggenza I]

http://www.youtube.com/watch?v=_Q3gUUs33wY

STAVROGIN gli occhi avidi dell'elfo Mori o'Melkor si insinuano in ogni piega d'abito della donna che gli appare innanzi, scivolano lascivi su ogni centimetro di pelle lasciato scoperto, freddi come il ghiaccio, ma carichi ugualmente di una smania ben visibile. Nel buio ogni tratto è conosciuto alla acuta vista dell'elfo, e ogni odore esistente e non esistente, ogni alito di afrore, e la voce della donna che giunge alle sue orecchie puntute come non potrebbe a nessun essere umano. Quella voce intona il suo nome nella lingua comune, ed egli non può che esserne malignamente lieto in cuore. Un sorriso, appena accennato, quasi obliquo e cattivo all'indirizzo della donna, come a non voler negare in nulla la natura della fama di cui elle si fregia conoscenza. [...sid et pugnae...] sussurra lui senza scomporsi dalla postura precedente, piano come se non volesse disturbare nemmeno le fredde mura, ma come se volesse sospingere il proprio respiro carico di significazioni verbali verso il viso della donna, come un soffio di fumo aspirato e poi lasciato fluire con piacere perverso. Piano china il capo all'indirizzo della femmina, senza per questo abbassare mai gli occhi da quelli di lei, cercando di scoprire in essi i pensieri nascosti come in un lago profondo. [...con chi ho il piacere...] dice poi con tono fin troppo cortese per essere armonizzato a quella figura feroce che gli è propria, e a quelle parole troncate di netto volutamente, per lasciare alla donna la possibilità di proseguire la frase ormai caduca.

NIANNA [Atrio] “Nianna Allen” dirà per concludere ciò che lui ha iniziato e troncato, perché le presentazioni siano chiare ad entrambi. Per la conoscenza forse l’eternità non basterà. E si permetterà di non aggiungere alcun che per ora a ciò che già basta perché la mente savia dell’elfo ragioni su ciò che lui si aspetta da quel nome. Si lascia guardare come se essere preda per lei potesse avere un significato abituale, come se fosse vero, come se avesse riconosciuto e definito la lascivia dei suoi occhi come interesse. La stanza opaca e fiocamente illuminata che a lei appare come il più lucente salone da ballo, offre dei doni inaspettati e la sua vista acuta non fatica ad intercettarli [Scurovisione 36mt]. Forse quella governante che così frettolosamente ha assunto per sfamarsi in tempi di magra, ha qualche altra virtù oltre a quella della gratuità del suo sangue. Richiamando a se i doni del sangue, quei doni che l’anzianità del suo rango a Maestro ha esaltato in modo eccellente, raggiungerà nel tempo di un battito di ciglia il tavolino alla sua sinistra. Li allungherà la mano destra su quella piccola anfora che il suo odorato fine le dice essere whiskey e comincerà a versarne una coppa. Il liquido che discende a velocità comune, risulterà forse quasi una distortura tra quei movimenti fluidi, precisi e repentini. E mentre il suo sguardo si involerà di nuovo su quello di Stavrogin, velato da lunghe ciglia rosso scuro, il suo sorriso cederà nuovamente il passo alla favella profana: “Bevi qualcosa Apocalisse?” [Tenebra I – Veggenza I – Celerità III - Agilità +2]

STAVROGIN Un nome, Allen, e all'elfo corre alla mente un impresa epica e una guerra intera gli si para in un lampo davanti agli occhi della mente e il suo cuore esulta. Il suo volto si illumina di una luce diversa da quella che fino ad ora ha emanato. Ora il sorriso da forzato diventa bonario e la bocca si schiude per proferire soltanto ancora una volta quel nome che fu per lui carico di promesse fatte ed esaudite [...Allen...]. E mentre la mente vaga la donna svanisce dalla sua vista come per incanto, anche se di incanto non si tratta, siccome egli se non vede, ode il frusciare degli abiti e lo stridore del cuoio su quel corpo in movimento che per altri sarebbero impercettibili. Resta immobile, per poi voltarsi verso la donna dopo aver udito di nuovo la sua voce. [...berrò e brinderò a voi e a Brandon Allen, cui mi legai nel Caos e di cui fui Apocalisse... speravo di trovare qui dei suoi... parenti... ] pronuncia in tono cortese marcando l'ultima parola e così mostrando di essere in grado di comprendere le particolari ''parentele'' di cui si sta discorrendo. Scioglie le mani dall’intreccio che le ha tenute nascoste dietro la schiena, e solleva quella destra, >>> il palmo verso l'alto, come ad attendere di ricevere qualcosa.

NIANNA [Atrio] Tende la coppa Nianna. La tende con grazia inaudita, regina di questa notte, regina incontrastata. La tende fino a che il vetro non sfiori delicatamente le dita dell’elfo e poi la poserebbe sul suo palmo perché lui la afferri senza mai smettere di farlo a sua volta. E se potessero condividere questa presa, se nulla venisse a frapporsi tra lei e questa sua volontà, fletterebbe il braccio e lascerebbe che i suoi passi (pochi) la avvicinino quanto più possibile all’elfo aggiustando quella grazia felina innata alla velocità comune. Le sue labbra arricciate nel sorriso profano della gloria del suo casato, gloria condivisa che si dipana lentamente sulla labbra di lui, la inebriano come farebbe quello stesso liquore se fosse umana. E se ora i loro corpi fossero abbastanza vicini da essere limitati solo da due braccia piegate al gomito, se i suoi occhi potessero raggiungere quelli di lui, semplicemente alzando di pochi centimetri il mento, allora e solo allora permetterebbe ai rintocchi argentini della sua voce di librarsi nuovamente verso l’Apocalisse; rintocchi accompagnati da quel calore indotto dal sangue del suo corpo, che vorrebbe intensificare quel tanto da non mettere a disagio l’elfo o forse solo per aggiungere fuoco alla sua malia: “Sono l’unica Sorella vivente di Lord Allen, Stavrogin. Ma la sua memoria è tua e io vorrei condividerla tramite le tue parole e poi…” continuerà permettendo forse alle sue dita di saggiare quelle morbide dell’elfo con delicatezza “…parlare di Caos!” [Tenebra I – Veggenza I - Agilità +2]

STAVROGIN l'elfo guerriero rimane immobile, attende che la donna si avvicini senza temere alcunchè. Accoglie nel palmo della mano la cortesia di lei, lasciando le lunghe dita aperte in modo da sfiorare quelle di lei e da esse lasciarsi sfiorare, come non faceva ormai da lunghi anni, da quando decise di sfigurare con un acido l'ultima donna mortale per la quale credette di avere un vano sentimento d'affetto. Ora scruta la donna, il suo viso ormai vicino al suo, ella lo attrae, lo attrae il potere rinchiuso in quelle spoglie, la capacità di nasconderlo o palesarlo a piacere, la grazia seducente che nasconde il predatore più feroce. Tutti questi tratti sono in qualche modo familiari alla sua anima, a lui che ha piegato la luce dentro di sè, che alla bellezza delle fattezze di un corpo armonioso e longilineo, ad un viso che non conosce vecchiaia, a una pelle che non trattiene cicatrici, oppone la bestialità della gioia del sangue e della carne spezzata. Allora anch'egli mostra alla donna la sua grazia, rasserena il volto, mantenendo quel sorriso bonario che manifestava poco prima, e schiudendo le labbra sussurra alla donna con il tono più melodioso che un elfo può avere [...chiedete... e vi sarà concesso di sapere ogni cosa... ] lasciando fluire quel verbo all'indirizzo della donna come fossero parole segrete di amanti, placide e sinuose.

NIANNA [Atrio] E appena le loro dita si sfiorano, un suono celestiale passa per osmosi dalla pelle del mortale alla sua. Il suono di un cuore che non sembra essere infastidito da quel tocco, che non sembra provare alcuna repulsione forse e probabilmente anche in virtù del fatto che la frequentazione con Brandon ha placato ogni innato moto diffidenza. Batte regolare, indomito, ignaro si ma al contempo consapevole di essere alla presenza di uno dei più letali predatori esistenti sulla faccia di quella stramaledetta putrida cittadella. L’Elfo Guerriero è consapevole e dannatamente bello nella sua sicurezza, la competenza di colui che ha già piegato la sua anima alle Tenebre più impure. Come lei stessa ha fatto lasciandosi trasformare dalla potenza del sangue, quello stesso sangue che generò Brandon e poi generò lei, in tempi diversi ma con lo stesso armonioso incanto. I piedi della Figlia di Iris si leverebbero sulle punte quel tanto da permetterle di flettere la sua testa verso l’orecchio puntuto destro dell’elfo, che certo non ha bisogno che le distanze diventino minime per sentire. Lascerà che il suo alito raggiunga Stavrogin e che questo refolo di eternità sia prono al messaggio: “Non conosco nulla di Brandon, Stavrogin Nikolaj. Abbiamo calcato i passi di questa dimora in tempi diversi. Comincia il racconto da dove desideri. E dammi del tu Apocalisse, in questa dimora siamo informali”. [Tenebra I – Veggenza I]

STAVROGIN l'elfo lascia che la donna si avvicini al suo viso, che quasi lo sfiori. Accoglie le parole di lei al proprio orecchio, poi si discosta un pochino, solleva la mano destra e porta il bicchiere alla bocca, traendo un sorso di liquore che ingoia. Il liquido sprigiona un lieve tepore dentro di lui, e quando questo sale al petto, egli come sospinto pronunzia le sue parole [... Brandon, che io >>> non so dove sia oggi... mi reclutò nel Caos quando la Legione Mercenaria di cui facevo parte si sciolse... ebbe la lungimiranza di legare a sè i migliori guerrieri di queste terre, e con essi non fu mai tiranno, ma severo e giusto condottiero... non era solo valente guerriero, con lui ebbi modo di parlare a lungo, e mi chiarì la sua idea del Caos che in qualche modo assomigliava alla >>> ...mia...] fa una breve pausa l'elfo, bevendo ancora un sorso, poi riprende a parlare fissando negli occhi la donna, così vicina a sè [... il Caos non è disordine... ma varietà che si manifesta, che si incarna in queste terre in un ordine diverso da quello che regna sull'isola in mezzo al lago... il Governo della cittadella rappresenta ciò che Brandon ha voluto che fosse... una sterzata brusca allo scandirsi lento del tempo che ha preso una direzione diversa da quella che aveva prima... è questa la grandezza di Brandon e del Caos che io ho conosciuto... tutto è immobile senza che vi sia critica, idee nuovo, se vuoi anche guerra e morte... e tutto ciò che è immobile prima o poi si dissolve nel nulla senza che resti traccia alcuna... del Caos invece vi sarà traccia in eterno... ] pronuncia infine, attendendo che la donna che scruta, ponga ancora le sue domande.

NIANNA [Atrio] E appena l’Elfo comincia il suo racconto, Nianna riprende la sua postura eretta lasciando che i suoi occhi si perdano nuovamente nei suoi. La mano destra, con cui aveva intessuto un gioco di dita, viene liberata dal movimento che Stavrogin fa per bere. Il leggero distacco tra loro le provoca quella consueta malinconica fitta di gelosia. Come ogni volta che un battito vicino affievolisce il suo suono pur restando scolpito nella consapevolezza dell’immortale. Il sorriso che con molta parsimonia nei termini avrebbe potuto essere definito solare, scompare in favore di una quieta ma incredibile attenzione a ciò che viene detto. Non muoverà un passo però per non interrompere ulteriormente quella magia a cui ora si tiene avvinta, come avvinta è al gioco delle informazioni che beve in virtù di quel sangue elfico che provoca sete che resterà insoddisfatta. “Questo è il tuo Caos, Stavrogin, come sono sicura avrai potuto notare l’attuale Caos quasi non esiste. Imbelli calzati e vestiti che si nascondo tra le gonne di una meretrice chiamata codardia invalidando tutto ciò che Brandon ha creato con la tua collaborazione. Li caccio da un anno, ma di niuno ho veduto nemmeno l’ombra. Li provoco…” dirà allora mentre la sua voce calda come una tisana zuccherata si abbasserà in note più acerbe “…li insulto, lascio che la mia celia li derida ma nessuno e dico nessuno si è veduto a reclamare un minimo di onore.” un sospiro mortale e inutile interromperà la fiumana di parole acri e dolorose che in realtà ha l’unico intento di fare suo l’odore dell’Elfo quanto più completamente possibile “Sei stato più fortunato?” [Tenebra I – Veggenza I]

STAVROGIN [...ho trovato fortuna e insieme delusione... ] pronuncia l'elfo all'indirizzo della donna con tono rammaricato [...alla bettola qualche sera fa ho incontrato una donna che portava le effigi del Caos... ho avuto modo di convincermi definitivamente che il Caos di oggi è molto lontano da quello che fu sotto Brandon... si nascondono... stanno lontani dalla città... e questo probabilmente avviene perchè è un drow a guidarli... esseri infimi e meschini, privi di gloria... ] pronuncia l'ultimo commento caricandolo di quell'odio antico che gli elfi di luce nutrono per quella razza che essi ritengono inferiore [...probabilmente si tratta di Serhlis, poichè la caotica mi ha detto che il Ductor è un drow che forse io ho conosciuto, e ai miei tempi lui era l'unico in congrega, che si accompagnava ad una femmina umana di nome Raine... di sicuro, come i drow, i caotici saranno nascosti in qualche anfratto buio e putrescente... e di ciò mi dolgo... ] un moto di malinconia elfica gli agita l'anima mentre pronuncia le ultime parole, ma poi come riprendendosi, come infervorato da una nuova idea egli dice [...io sono convinto che il Caos debba tornare ad essere guidato da un essere degno e potente, come fu Flegias, come Julius Xar Moth, come Brandon Allen... questa tradizione deve essere ricostituita al più presto, per il bene del Caos... ]. Queste parole, egli esprime alla donna, svelando i suoi nascosti pensieri, affinchè ella comprenda il legame che stringe l'elfo a quelli della razza di lei., e intanto la scruta in viso, cercando di carpire le sue impressioni qualora un essere come lei voglia manifestarne.

NIANNA [Atrio] La mano destra di Nianna vorrebbe ora chiedere al Fato l’ennesimo regalo allungandosi verso quella con cui Stavrogin tiene il bicchiere, riposandosi delicatamente sulla sua. Se questo le riuscisse, se quel contatto fosse nuovamente possibile allora cercherebbe di invitare la mano dell’Elfo a piegare il bicchiere verso le sue proprie labbra che verranno così bagnate da un liquido che non desidera. Serhlis, ecco il nome che le mancava. Maledetto Drow. Passa la lingua sulle labbra la Figlia di Iris, è il massimo che la sua natura dannata possa concedersi come brindisi, ma non è certo il liquore che da fuoco ora ai suoi sensi ma le parole dell’Apocalisse. “Ti confermo che è Serhlis allora questo nuovo sedicente Ductor del Caos, infamato dalla sua stessa razza, dalla sua stessa Matrona. E si Stavrogin sono d’accordo con te. Il Caos deve ritornare in mani potenti ed esperte.” Una pausa breve ma significativa che lascerà spazio alle ombre ancestrali di muoversi intorno a loro come testimoni di ciò che deve essere detto. Ora. Senza tergiversare. “Le Tue Mani, Stavrogin Nikolaj. Tu sarai il nuovo Ductor del Caos. E se questa dannazione me lo concederà, se la morte ultima non mi coglierà nel frattempo, io sarò il tuo Apocalisse Morte. Perché io desidero servirti e riconoscerti come Ductor come tu hai fatto con Brandon.” La mano sinistra di Nianna ora cercherebbe con quanta più gentilezza possibile chiudersi insieme alla destra su quella di lui e gli occhi verdi liquidi come il magma di un vulcano si poseranno su quelli di ghiaccio dell’Elfo per significare una volontà di ferro e alcuna celia nel suo dire. [Tenebra I – Veggenza I]

STAVROGIN l'elfo lascia che la donna tocchi la sua mano, e lui la piega affinchè il liquido dal bicchiere fluisca verso le sue labbra, la osserva, chiedendosi quale piacere provi nel bere quel liquido, ma poi torna a riflettere su ciò che ella ha detto, e a cui gli preme rispondere con tono cortese ma deciso [...no mia signora... non ho mai desiderato essere Ductor... sarebbe un pensiero troppo tracotante da parte mia... preferisco restare tra i collaboratori del Ductor, se esso sarà degno di avermi... ] proferisce queste ultime parole in tono malizioso per poi dire [... chi vorrebbe comandare tra mille preoccupazioni, quando può farlo tra sonni tranquilli... da Apocalisse fui come un principe, e regnai al pari del mio Ductor senza per questo caricarmi di tutti i suoi fardelli ma aiutandolo a trasportarli... e la mia non fu luce riflessa, ma splendore all'unisono... tutti si inginocchiavano a me in quanto alleato del mio Ductor... perchè dovrei rinunciare ad un potere senza crucci, ma anzi... che io ottenni facendo ciò che più mi piaceva e mi era confacente, lottare in armi? ... ognuno deve seguire la sua natura, io non sono fatto per il comando, ma per la lotta armata... ] sorride l'elfo, maligno all'indirizzo della donna, sicuro che ella capirà quanto egli afferma. Poi i suoi occhi di ghiaccio vanno a guardare la mano di lei, scivola lo sguardo sul dorso per poi fuggire al suo viso, alle sue labbra e al loro disegno, al mistero che quella bocca cela.

NIANNA [Atrio] Le parole dell’Elfo non lasciano dubbio di sorta ne sul chi è stato ne sul chi è ora e su ciò che desidera ritornare ad essere. I suoi motivi sono solidi. Inequivocabili. Oltremodo e spudoratamente plausibili. La mano destra di Nianna vorrebbe ora eseguire una servitù, riempiendogli nuovamente il bicchiere. Per farlo dovrà lasciargli nuovamente quello spazio che aveva in precedenza guadagnato ma l’esperienza potrebbe addirittura risultare risanante per la sua volontà che è sempre sensibile al battito di un cuore mortale. Gli da le spalle, volta su quel desco ove giace dimenticata l’anfora con il liquore. Armeggia con voluta e inutile all’immortalità lentezza mentre mesce altro liquido. Senza girarsi verso di lui anche se i suoi sensi dannati le comunicano ogni più piccolo riflesso del suo corpo, parlerà: “Se questa è la tua verità Stavrogin io non posso negarla. Certo la scelta che a me sembrava chiara ora si riduce ad una sola unica altra possibile. Io. Io sono l’unica erede di Brandon Allen, del suo Sangue. E se la Sposa fosse del mio stesso avviso, potrei rivendicare il Caos.” Si girerà proprio in quel momento. Dimentica della coppa abbandonata piena sul tavolo; su quello stesso tavolo dove ora poggerà i palmi aperti delle mani e la parte bassa del busto, fermandosi in quella statica posizione. I suoi occhi torneranno in quelli dell’Elfo, occhi che pur conservando la malia del fuoco indotto da Tenebra non avranno che gelo da comunicare “E si, Apocalisse vorrei guadagnarmi la tua fiducia. Tu e il tempo siete i soli che potrete concedermela. A me l’arte di meritarla. Devi reincontrare questi odierni falsi Caotici?” [Tenebra I – Veggenza I]

STAVROGIN lascia che la donna parli senza interromperla, comprendendo le sue legittime aspirazioni, ma egli sa che tutto dovrà essere sottoposto, al momento opportuno, al giudizio della Sposa. [...hai parlato bene... la saggezza opportuna non ti manca... tutto sarà a suo tempo e nel modo migliore.... ] poi riflette sull'ultima domanda posta dalla donna, e le risponde [... non ho trovato ancora altri rappresentanti del Caos... mentre già si sono fatti vivi vecchi combattenti a me fedeli e pronti a rientrare nei ranghi... sono comunque fiducioso che qualche caotico voglia incontrarmi prima o poi...] muove alcuni passi verso la donna, solleva la mano destra e se lei glielo permetterà, con gesto aggraziato sfiorerà la guancia sinistra di lei con l'indice scendendo fino a sotto il mento per poi riprendere a parlare e dire, infine [... e quando accadrà... sapremo cosa dire e cosa fare... ] staccando infine le dita dalla pelle di lei e ritraendo la mano.

NIANNA [Atrio] Lascia che la mano di Lui scorra sul suo viso scandendo ad una ad una le sue parole cariche di molteplici veritieri significati comunicando ogni anelito di vita rinchiuso in quel corpo temprato dalla lotta. Non c’è molto altro da dire sulla questione appena discussa. Tutto deve essere rimesso al giudizio della Sposa che saprà sicuramente cosa fare dato che ella nella Discordia del nuovo governo sguazza come dovrebbe fare appunto l’Apocalisse deputato a tale ufficio. Lo guarda dall’alto verso il basso per poi percorrere nella sua interezza la strada appena esplorata a ritroso. E se il suo sangue stanotte le concedesse l’ultimo dono, chiederebbe nuovamente di avvalersi di quella sua innaturale velocità per staccarsi dal tavolo e portarsi tanto vicina a lui che a stento si potrebbe infilare tra i loro corpi un foglio di fine pergamena. E se questo le riuscisse, se questo divenisse vero, leverebbe il mento verso la sua bocca, sorridendo nell’ennesimo gesto profano perché solo blasfemo e impudico è il sorriso della vergine su quelle labbra. I suoi occhi si avvarrebbero nuovamente di un incanto gitano mentre le sue mani (entrambe) proverebbero ad allacciarsi al suo farsetto, seppur gentilmente e senza forzature. La sua voce allora lo blandirà, con quanto di più empio possa stanotte concedere la tenebra: “Desideri compagnia stanotte Apocalisse?” domanda scevra di ogni pudore “altresì…” un breve momento di logica suspance per concedere forse alla sua bocca di avvicinare le labbra dell’elfo “…se non desideri impegnarmi in altro modo, ti chiederei congedo per uscire a cena….” [Tenebra I – Veggenza I – Celerità III]

STAVROGIN l'elfo sente quel corpo di donna premersi sul suo dopo che questa gli si è così rapidamente avvicinata, le sue forme si fanno sentire audaci, mentre le braccia dell'elfo fanno per ghermirle le spalle ma non definitivamente serrandosi, fermandosi poi e lasciando che sia il viso a muoversi verso quello della donna, le labbra di entrambi per uno spazio infinitamente sottile non si sfiorano e la donna potrebbe sentire così il calore del respiro dell'elfo. Alcuni secondi eterni separano i due in silenzio, e se qualcuno entrasse in quell'istante potrebbe convincersi che sia in corso un convegno amoroso realizzatosi in un abbraccio e in un bacio che in realtà non sussistono. Poi l'elfo pronuncia piano [...avrò il piacere di incontrarti ancora... sei libera... come potresti non esserlo? ] Sorride il malvagio, a sè stesso e alla donna, poi scioglie quel che abbraccio non era e le loro labbra si allontanano in un comminato senza dolore. L'elfo allora prende definitivamente congedo dalla donna, chinando lievemente il capo in segno di saluto, senza staccare mai gli occhi dai suoi.





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