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[CDV] Melisande, Ineh - La bella addormentata

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2014 22:25
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Sesso: Femminile
10/12/2014 22:25
 
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..:: Riassunto ::..
Melisande veglia il sonno di Ineh, la bella addormentata e riceve due visite: la prima è un messo che proviene dal Tempio, la seconda è Sindar che invece proviene dalla bettola e che cerca Veleni.
E poi saranno solo richieste, domande vaghe, risposte a metà e, soprattutto, errori.


freeforumzone.leonardo.it/d/10986643/-La-Bella-Addormentata-CA-Erebo-Alias-/discussi...

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{ La missiva viene consegnata con un sacchetto entro il quale è contenuta una pillola rossa } Spirites Aveas, questa pillola guarisce dal morbo che sta attaccando le due terre. La invio presso di voi nella speranza che, analizzandola, riusciate a comprenderne la composizione e a replicarla per guarire tutti. Attendo vostre nuove, Hagall Stella del Vespro

[GDR PLAY - Ordine: Melisande - Ineh]

MELISANDE [ Sala Comune - Atrio ] Ascolti, con gli occhi chiusi, il battito regolare del cuore dell'umana: è una sinfonia meravigliosa. Respira lentamente l'umana mentre dorme ormai da diverse ore. Hanno lenti tempi di ripresa, questi umani! E mentre tu, spalle alla porta d'ingresso, ascolti la vita che scorre nella Casa dei Veleni, qualcuno bussa alla porta. Chi mai sarà nel cuore della notte? A passi lenti e misurati attraversi la sala comune e raggiungi gli archi, quindi il portone che schiudi con una lentezza disarmante. Luomo che si presenta alla tua porta, trafelato, ti consegna una missiva e un sacchetto di pergamena: è costernato, si scusa per l'ora ma questo richiede urgentemente l'intervento della Signora dei Veleni. E quindi, visto che tu sei la Signora dei Veleni, recuperi quello che ha da darti e lo congedi. Vincendo per qualche istante la curiosità per questa visita notturna, ritorni nella sala comune e, alla luce di una torcia (di cui non avresti bisogno, intendiamoci!) cominci ad aprire la lettera. Rispetto a qualche ora prima non indossi più il manto nero, ma la divisa di congrega nera e viola sulla quale spicca la Spilla di Gran Maestro. I capelli, ricci e neri come la notte, raggiungono in lunghezza le natiche e rendono il tuo aspetto ancor più malaticcio del solito, aumentando il tuo pallore. [Tenebra I - Veggenza I]

INEH (Atrio)Si è addormentata nel torpore e nell'oblio, la vita è sgusciata via dall'involucro freddo che è rimasto di lei successivamente ad un bacio che per lei ora è impossibile da ricordare. Perchè i suoi ricordi sono stati soffiati via dal tocco perverso del gioco mentale che la Signora dei Veleni ha esercitato nella sua mente. Il respiro della rossa è regolare ora, forse le forze lentamente tornano, forse il suo corpo piano piano riprende quel barlume di vita che le era stato tolto, non può saperlo nè comprenderlo. Semplicemente dorme, cullata da ombre oscure, e dalla sua stessa carnefice che ha vegliato sulla sua vittima fin dai primi momenti succesivi al morso. Il divanetto ospita quel corpo alleggerito dalla linfa vitale, e nonostante il suo respiro sia lento, il fatto che sia presente all'interno dei suoi polmoni è già qualcosa.

MELISANDE [ Sala Comune ] Apri la lettera, posando l'involucro sul tavolo accanto alle poltroncine su cui giace, ancora addormentata, Ineh. Con lo sguardo scorri le parole impresse con la calligrafia elegante di tale Hagall, Stella del Vespro. Non puoi che storcere il naso vista la stramba richiesta: siete Maestri dei Veleni e non ospitalieri! Qualcuno dovrebbe capire la profonda differenza tra queste due potenti gilde! Eppure... eppure abbandoni la lettera e recuperi il sacchetto a cui era allegata, facendo cadere sul palmo della tua mano destra quell'unica pasticca rossa che ella ti ha voluto consegnare. Osservi la pasticca per un tempo che ti sembra inifito, ma trascorrono solo pochi istanti prima di chiudere gli occhi e incalanare su di essa tutta la tua energia. Non sai ben spiegare il funzionamento di tale... magia... eppure funziona così: lasci che l'energia presente dentro di te raggiunga quel piccolo concentrato di ingredienti e aspetti solo il ritorno di tale energia con una risposta chiara. E ti concentri, e aspetti. Aspetti e ti concentri. [Percezione dei Veleni liv5 (sentire veleni), concentrazione 1/1]

INEH (Atrio) Piccoli movimenti di quel corpicino privato dell'esistenza, il divanetto è un giaciglio che lentamente sembra concedere un pò di calore alla sassone. La forza è poca, le braccia, le gambe, tutto è ancora intorpidito da ciò che è avvenuto, anche se lentamente il sonno comincia a lasciar posto a timidi segnali di un imminente risveglio. Sembra che la bocca sia impastata, come se avesse dormito per anni, forse un pò indolenzita anche per via della posizione che ha assunto una volta che si è addormentata, forse per la spossatezza dovuta al piacere che è diventato dolore, e che poi è culminato in pura pazzia dei sensi. Non ricorda nulla, neanche ora che gli occhi, con le palpebre che sembrano essersi incollate alla pelle del viso, tentano di riaprirsi, trovando di fronte solamente nebbia. Non ancora del tutto sveglia, seppure qualcosa possa dar a pensare che a breve riprenderà coscienza. Tutto è annebbiato, ovattato, nessun colore, nessuna visione, nulla se non il sonno che scema, lasciando posto a fugaci barlumi di coscienza.

MELISANDE [ Sala Comune ] Occhi ametista chiusi. Ascolti quella parte di te che sembra parlare direttamente ai Veleni e aspetti una risposta. Quando arriverà ancora non lo sai, ma l'esperienza ti dice che prima o poi avverrà la rivelazione e potrai rispondere a questa Sacedotessa, tale Hagall. [Percezione dei Veleni liv5] Apri nuovamente gli occhi e riponi la pasticca nel sacchettino da cui l'avevi presa, quindi afferri anche la lettera e sistemi entrambe in una tasca della divisa, al sicuro: non vorrai perderti l'unica cura al dilagante morbo, vero Melisande? Nel frattempo sono altre le percezioni che raggiungono, questa volta, la tua parte immortale: il cuore della giovane donna intensifica il suo lavoro, il respiro diviene più irregolare... Finalmente la bella addormentata si sta per svegliare. Purtroppo per lei non troverà nessun bel principe ad attenderla, ma solo tu, la Signora dei Veleni, che, tra l'altro, sei più classificabile come Malefica che come Filippo. [Tenebra I - Veggenza I]

SINDAR [ Pressi Uscio ] Seduto sotto il portico della casa dei veleni, lo Slavo sorseggia il fondo di una bottiglia. Più che sorseggiare, in effetti, la tracanna. Da le spalle all’uscio, e siede sui gradini poggiando i gomiti sulle ginocchia. Gambe larghe, i rimasugli di qualche sputo fra i talloni, e stivali scuri a scricchiolare ad ogni movimento. È insofferente, annoiato, e ha finito di di bere. Guarda dentro la bottiglia strizzando un occhio, poi la getta per terra e la guarda rotolare via rumorosamente. Si alza e si passa velocemente una mano sul culo per pulire i calzoni. Sul lato destro della cintura pende il fodero di un pugnale. È li che appende la mano, mentre l’altra va col dorso ad asciugargli i baffi. Per asciugare la mano, si limita a strisciarla sulla camicia che indossa, dove traccia un alone ambrato. Quella camicia doveva essere bianca, un tempo. Va a mettere la mano in tasca, incontra qualche moneta. Le estrae e le conta. Poi pensieroso si volta verso l’ingresso e le aggiunge alle monete contenute nel sacchetto che gli pende sul lato sinistro del corpo. C’è altro denaro la dentro, lo si capisce dal rumore che fa. Compie un paio di passi e bussa. È ora di fare compere.

INEH (Atrio) E si, adesso che gli occhi lentamente si sono riaperti, è come se fosse appena venuta al mondo. La giovane sassone proverebbe d'istinto a muovere il braccio destro, che per buona parte del sonno ha tenuto piegato sotto al capo. Probabilmente non ancora del tutto padrona dei movimenti, visto lo stordimento dovuto a quel sonno innaturale, cosi vicino alla morte, piu che ad un riposo ristoratore. Inarca appena le sopracciglia, forse per cercare di mettere meglio a fuoco le immagini che cominciano, anzi, che ricominciano a palesarsi davanti a se. Pochissimi dettagli per il momento, ma l'odore del vino quello si, andrebbe ad insinuarsi nelle sue narici, stuzzicandone il risveglio. La lingua umetta le labbra, movimenti cosi lenti da non sembrare ancora del tutto reali, un tavolino, due bicchieri, una figura a poca distanza da lei, che rimarrebbe sdraiata, perchè le forze, quelle ancora non sono completamente tornate al loro posto. Qualche parola, incomprensibili suoni che ancora non somigliano a nulla che abbia un senso, ma che forse la sua carnefice potrebbe sentire. Mugugni piu che altro, molto diversi dai gemiti di piacere condivisi con lei solo poche ore prima.

MELISANDE [ Sala Comune - Atrio ] Sposti lo sguardo su Ineh che, finalmente, socchiude gli occhi e si stiracchia. Hai atteso diverse ore che si svegliasse! Ogni umano reagisce al "Bacio" in modo diverso: Tide, la tua Tide da cui hai preteso molto durante quel bacio, si è ripresa dopo quasi 24 ore di riposo. Ineh è stata più rapida ma da lei non hai preso poi così tanto: Tide è quasi morta tra le tue braccia. {Mi chiedo come possa una persone crollare dopo soli due bicchieri di vino!} Parli ad alta voce, con il tono divertito che hai usato per falsare i suoi ricordi che sono pieni di risate e provocazioni, il tutto orribilmente diverso da quel che realmente è stato. Emuli un sorriso con le labbra, sorriso che svanisce quando senti dei colpi provenire dal portone. Che notte agitata! Prima il messo delle Sacerdotesse e ora qualcun altro! Nella casa dei Valeni è sempre così: per lunghe notti non succede mai niente e improvvisamente succede tutto insieme. {Vogliate scusarmi} Così ti congedi da una Ineh ancora assonnata mentre percorri nuovamente indietro la Sala Comune per raggiungere atrio e portone. Schiudi il portone, mantenendo attivi i sensi immortali. Osservi l'uomo, storci il naso. {Puzzate, messere!} Lo rimproveri così perchè non riesci quasi a distinguere l'odore del suo sangue pesantemente diluito con alcool: persino la Vedova Nera dei Moth, si fronte a Sindar, si ritira nel suo cantuccio. Magari lui farà qualcosa per provocarla ma... dopo un'intera bottiglia di chissà cosa, beh... persino la Vampira non riesce a tollerarne le vicinanze. La Signora dei Veleni, però, è più tollerante per cui chiede {Cosa desiderate dai Maestri dei Veleni?} [Tenebra I - Veggenza I]

SINDAR [ Ingresso ] Si apre la porta e dall’altra parte compare una femmina. Una di quelle che t’immagini quando pensi alla parola femmina. O alla parola tette. O qualsiasi altra cosa che ora sarebbe meglio censurare. La guarda a lungo. Prima gli occhi, poi la scollatura, poi i fianchi. Poi torna sul viso. Bella. Si. “Succede, quando non ci si lava.” risponde facendo spallucce, con un forte accento slavo ed un alito non meno delicato. Cosa desidera? Probabilmente se le rispondesse in maniera del tutto sincera, si ritroverebbe con il segno di due canini nel collo annegato in una pozza del suo stesso sangue. Per fortuna non sembra in vena di conquiste, perché trattiene i suoi bassi istinti e risponde soltanto “Qualche veleno.” Ha finito le sue scorte. Non dice a voce alta quali, ma allunga alla donna un foglietto unticcio su cui vi sono scritti i veleni che desidera. Quando e se Melisande prenderà quel pezzetto di carta, vi leggerà: 1 dose di Afrodite, 1 di Eco, 1 di De Marsia, 2 di Hamlin e 2 di Catreo. “Questi.” Dice soltanto.

INEH (Sala comune) Non è certa di capire bene cosa intenda Melisande rivolgendole quelle parole, la mano destra, che piano piano sembra riprendere sensibilità, verrebbe portata alle testa, scostando un po' i capelli che dormendo avevano preso possesso della sua fronte. Il fatto che qualcuno bussi al portone, facendo allontanare la Signora dei Veleni, darebbe modo alla Dama di Diamante di gestire solitaria il momento in cui si direbbe stia riprendendo del tutto conoscenza. Per questo, cercando di mettersi a sedere, abbandonando finalmente la posizione in cui fino a quel momento aveva dormito, osserverebbe con piu lucidità la scena attorno a se. Ci sono proprio due bicchieri su quel tavolo, l'odore del vino ora è qualcosa di piu reale nelle sue narici, cosi come tutto il resto attorno a se. I sensi riprendono a capire il mondo che la circonda, sebbene non ricordi esattamente cosa sia successo, anche se in base a ciò che può osservare, si direbbe che abbia bevuto un pò troppo. Il fatto che nè sulle sue labbra, nè nella sua bocca vi sia sapore di vino è qualcosa che non passa minimamente nella sua testa in quel momento. Rimane

MELISANDE [ Atrio - Laboratorio ] Ma cosa si sarà scolato? Rum? Senti solo l'odore di alcool. Vi sembrerà strano (forse perchè è strano?) ma i vampiri provano leggi fastidi quando vicino a loro si trovano cibi e bevande, l'odore di Sindar è troppo intenso per una Novizia e ti provoca proprio i lievi fastidi di cui sopra. Allunghi la mano e recuperi la lista che l'uomo ti mostra, leggi brevemente quel che vi è stato appuntato sopra quindi annuisci e ti scosti per farlo entrare. Quando avrà varcato la soglia della Casa dei Veleni, chiuderai dietro di lui il portone e con un cenno del capo gli chiederai di seguirti. {Vado a prendere i Veleni, ma voi non spaventate la mia ospite!} Lo ammonisci, però quieta. Se lui seguirà i tuoi passi, si ritroverà in una grande sala piena di tavoli, scaffali colmi di libri e tre poltroncine davanti ad un fuoco morente. Proprio su quelle poltroncine è presente la nostra Bella Addormentata, Ineh. Raggiunti i pressi del camino ti arrischierai a lanciare un'occhiata alla Dama di Diamante, quindi ti rivolgerai ad entrambi i tuoi ospiti {Torno subito!} per poi svanire dietro una porta dalla serratura misteriosa che si richiuderà immediatamente dietro di te, senza mostrare nulla che non sia un profondo buio. [Tenebra I - Veggenza I]

SINDAR [ Ingresso ] La segue. Ad ascoltarli senza guardarli, i suoi passi non hanno nulla di regolare. Qualcuno più pesante degli altri indica i momenti in cui il suo equilibrio è maggiormente in difficoltà. È abituato all’alcol e lo regge senza problemi, ma stasera non aveva alcun motivo per opporsi ai suoi effetti e si è lasciato trascinare nel familiare e graditissimo vortice in cui ora tutto gira. Sorride sotto i baffi mentre segue Melisande, non conoscendone il nome ma imparandone alla perfezione le forme. Persino da sbronzo sa che una così è meglio non farla arrabbiare. Le conosce bene le donne, lui. Come no. Così sta zitto, e fa il proprio ingresso nella sala in cui si trova la misteriosa ‘ospite’ da non spaventare. La guarda e nei suoi occhi guizza una luce. “Fate con comodo.” Dice alla Venefica ma osservando la rossa. E quando saranno soli, è a lei che si avvicinerà. Lo fa con una camminata traballante, che si conclude sulla sua poltroncina. Si piega di 90° e si appoggia con un braccio allo schienale della poltrona, mentre l’altra mano si punta, chiusa a pugno, sul bracciolo “Guarda guarda…” i capelli unticci stanno tutti dietro le orecchie, ma qualche ciocca ricade sulla faccia, conferendogli un’aria ancora più sfatta “…un ‘Diamante’.” La chiama così, dimostrando d’averla riconosciuta e di ricordare il loro incontro.

INEH (sala comune/divanetto) Melisande e il suo ospite compaiono dall'atrio, lei si limita ad attraversare la sala dicendo qualcosa all'uomo che invece, preferisce, forse con un briciolo di invadenza, appropriarsi del cuscino libero di fianco a quello su cui ora è seduta lei. L'uomo è tutto tranne che sconosciuto, prima non aveva riconosciuto la voce, ancora stordita dall'esperienza vissuta, ma ora si, e il fetore che emana lo rende ancor piu invadente di quanto non fosse quando si è seduto li vicino. ''Voi..avete cambiato le vostre abitudini..pensavo foste più a vostro agio nel sudiciume della bettola..Slavo..'' nonostante sia ancora intorpidita, l'uomo le riporta alla mente quel bizzarro incontro, durante il quale se lui ne avesse avuto occasione avrebbe certamente gustato, oltre alla birra e chissa quali altre cibarie insudiciate, anche il suo corpo. Sente la testa piena, tutto quello che vorrebbe ora, sarebbe sapere da Melisande come hanno trascorso le ultime ore, perchè ciò che ricorda finisce nel momento in cui ha deciso di seguirla all'interno, preda del desiderio di vedere dove sarebbe finita quella notte.

MELISANDE [ Laboratorio - Sala Comune ] Nei misteriosi Laboratori sotterranei della casa dei veleni vengono prodotte le più disparate pozioni: i fumi che provengono dai diversi tavoli dei diversi confratelli creano una nebbiolina mistica che rende il tutto terribilmente affascinante anche agli occhi di chi, come te, non è più in grado di provare emozioni: ma privare Melisande dei veleni la farebbe morire, che ella sia immortale o solo una piccola umana. Melisande è Veleno, senza di esso non ci sarebbero altri ragioni per infestare questo mondo. Raggiungi il tuo piano di lavolo, quel piccolo spazio che è stato tuo dal primo giorno in cui hai messo piede nel laboratorio e che non hai mai abbandonato: nel cassetto centrale riponi quanto Hagall ti ha mandato. Cominci ad aggirarti tranquilla e sicura nell'oscurità del Laboratorio, raggiungi credenze e armadietti da cui recuperi tutte le pozioni che l'umano imbevuto nell'alcool ti ha chiesto e così trascorrono diversi minuti in cui, comunque, riesci a percepire i movimenti e i mormorii degli umani al piano di sopra: i Doni del Sangue sono immensi! Con le braccia piene di fiale e sacchetti percorri indietro il percorso che ti ha condotta nel Laboratorio e raggiungi nuovamente il piano superiore e la Sala Comune, emergendo dalla stessa porta da cui sei uscita e richiudendola con un poco elegante gesto del piede dietro di te. Non dici una parola ai due umani, ma raggiungi uno dei tavoli liberi su cui riponi i futuri averi di Sindar. [Tenebra I - Veggenza I]

SINDAR [ Sala Comune ] Sorride nel sentire quella risposta e il sorriso scopre tutta l’arcata superiore dei denti, dove sta incastonato anche quello d’oro. La lingua passa su di essi, mentre annuisce piacevolmente colpito da ciò che vede. Ineh sembra stordita, certamente reduce da una sbornia. Non quella che immagina lui, ma non è che abbia molta importanza. Nella sua testa si stanno già profilando interessanti situazioni. Deve frequentare più spesso questo posto. Torna con la schiena dritta solo per poter guardare la porta in cui è scomparsa la venefica. Che sia un bordello, questo? Oh spera vivamente di no, non ama la concorrenza. Come invocata, Melisande torna. La guarda avvicinarsi ad un tavolo e anche lui si dirige verso di esso. Vi appoggia entrambe le mani, più per distribuire meglio il proprio peso che per altro, e guarda le boccette “Quanto vi devo, lady…” lascia in sospeso la frase, nell’attesa che l’altra la completi col proprio nome. Possibile che rivedrà il brutto muso dello slavo, considerato l’arsenale che ha intenzione di mettere su per condurre i propri affari.

INEH (Sala comune) E' chiaro che agli occhi dello slavo, quella situazione ambigua è pane per i suoi (orrendi) denti, due giovani donne dall'indiscusso fascino di cui una semi stordita su un divano non possono che stuzzicare le sue piu sordide fantasie. Fantasie che sicuramente lei non farà in modo di rendere reali, e non solo perchè gli uomini l'attraggono solamente se sono in grado di farle ottenere qualcosa, e non è il caso dell'uomo che ha a fianco, anche per via dell'insopportabile puzzo che le impedirebbe di avvicinarsi oltremodo. Melisande ricompare, tra le braccia sacchetti e vari oggetti che la rossa non riesce ad identificare. Quasi incurante della presenza dello slavo, destinerebbe anche a lei qualche, impastata parola. ''Mi sento...strana..'' direbbe ''Per quanto sono rimasta qui?'' è una domanda che verrebbe spontanea a chiunque sentendo il proprio corpo cosi freddo e cosi svuotato, come se avesse compiuto fatiche al di sopra delle sue possibilità fisiche.

MELISANDE [ Sala Comune ] Per qualche istante osservi, come incantata, quei sacchetti e quelle boccettine, poi riporti su Sindar lo sguardo ametista {Lady Melisande} finisci per lui, senza snocciolare l'infinità di titoli che pendono sulle tue spalle come cappi: Gran Maestro dei Veleni, Duchessa di Barrington, Prefetto Umano di Barrington (malgrado per te gli umani siano solo un gradito pasto, ormai!). Tutti questi titoli condensati in una sola persona. Qualche volta ti viene persino voglia di mollare tutto e scappare a Bora Bora! {E sono 1240 monete, ser?} Anche tu vuoi sapere il suo nome, che sia per curiosità o per scriverlo nel registro di uscita dei Veleni. Nel mentre Ineh parla, ti chiede: pessimo momento, umana! Quando si tratta di Veleni l'attenzione di Melisande è catalizzata tutta da essi... per questo le rispondi semplicemente {Vi siete addormentata} mentre fai spallucce: perfetta imitazione della Melisande che eri prima d'incontrare la famelica Ithilbor. {Sotterfugio liv3} [Tenebra I - Veggenza I]

SINDAR [ Sala Comune ] Non perde nemmeno una parola del breve dialogo che intercorre fra le due. Soprattutto quanto biascicato da Ineh. Ma fa in modo che non si noti, continuando ad alternare lo sguardo dalle boccette alle bocce di Melisande. Viscido come un serpente e sporco come un ratto, lo Slavo appare come il perfetto emblema della feccia del mondo. Quella che striscia nei vicoli e che ruba e che stupra. Le sue mani ossute sono piene di anelli di metallo e in alcuni di essi vi sono macchioline di sangue mai lavate via e che il tempo ha fatto diventare parte integrante di quei ‘gioielli’. Non si vede molo altro di lui, poiché ha ancora indosso il mantello e questo si apre, in questa posa, sul torace. La camicia, a cui mancano i primi due bottoni, lascia intravedere qualche tatuaggio sullo sterno e diverse collanine. Ferraglia. Nulla che abbia valore. Ma ogni dettaglio sembra raccontare un pezzo della storia di “Sindar.” risponde portando la mancina al sacchetto dei denari. Sa che sono giusti e che sono 1150. Li butta sul tavolo e ricapitola: “Una dose di Eco: 300 monete. Una di Afrodite: 500. Una di De Marsia: 90. Due di Catreo: 140 e due di Hamlin: 120. Ho detto correttamente? O avete alzato i prezzi?” la sua voce è bassa, l’accento straniero, un retrogusto minaccioso in quelle poche parole. Ora gli occhi chiari si puntano in quelli ametista della venefica. È un azzurro così terso, così pulito, che stona terribilmente addosso a lui, che di sporco ha pure l’anima.

INEH (Sala comune) Si susseguono nomi strani e i rispettivi costi, fare due piu due è semplice anche nelle sue condizioni ancora precarie, lo Slavo ha fatto acquisti e quella è una contrattazione in piena regola. Non che le interessi, specialmente adesso, quell'uomo le provoca un senso di nausea, come molti altri uomini del resto. E' melisande che osserva con maggior interesse invece mentre, non senza un pò di fatica, proverebbe ad alzarsi, barcollando appena quando si ritrova finalmente in piedi, sistemando l'abito laddove si era stropicciato stando sdraiata, lungo la gonna e nella parte superiore, riordinando la scollatura che seppur poco generosa, è pur sempre fatta da forme sinuose e seducenti. ''Devo aver bevuto troppo..vorrei solo aver ancora tra le labbra il sapore del vino, invece mi sembra di esser digiuna da una vita..'' sono considerazioni che fa più per se stessa, perchè la Signora dei Veleni sembra più interessata ai suoi affari ora. ''Ditemi dove trovo il mio mantello...credo sia tempo per me di lasciare questa dimora..'' direbbe, cercando dentro di se il tono piu deciso e distaccato di cui, in questo momento di spossatezza, è capace.

MELISANDE [ Sala Comune ] Osservi il teatrino di Sindar e ogni volta che nomina un veleno lo mandi verso di lui, così che possa memorizzarlo. {Usare Veleni - Conoscenza dei Veleni} Dalla tua parte rimane un De Marsia e fai nuovamente spallucce {C'era un veleno in più.} Ogni tanto, beh... può sbagliare anche la Signora dei Veleni, no? D'altra parte qui siamo tutti umani. O forse no, magari vorremmo essere tutti umani... Ecco, questa frase sembra più corretta. Certo, Signora dei Veleni, che se tu fossi ancora unama ti sfuggirebbe un lato della vita (o non vita!) che renderebbe incompleta la tua conoscenza del mondo. Se comunque volessimo metterci a segnare i pro e i contro dell'essere Immortali, beh... la bilancia penderebbe decisamente dal lato dei contro per un solo ma validissimo motivo: la Sete! Non bastano la forza immensa, la possibilità di mutare e la velocità a controbilanciare lo strazio divorante della Sete... Nè basteranno le capacità che acquisterai con il passare dei Secoli: è un dolore fisico e psichico troppo forte perchè si possa sopportare per una intera non vita senza rimanerne profondamente mutati. E l'hai vito: Ithilbor si allontana dalla realtà ogni giorno in modo più radicato. {State attento a non rimanere invischiato nel vostro stesso veleno}. Con queste parole sibilline ammonisci per l'ultima volta Sindar, prima di recuperare il suo denaro e il De Marsia e tornare ad osservare Ineh. {Forse non è stato il vino... Forse siete stata contagiata da qualcuno!} A questo punto storci il naso, cercando di apparire pensosa e un po' contrita {Ma spero per tutti e tre che non sia così!} Mentire! Mentire anche di fronte all'evidenza: e sai essere convincente quando parli perchè i Predatori trovano sempre il modo per reprimere le Prede. {Diplomazia liv2 - Sotterfugio liv3} [Tenebra I - Veggenza I]

SINDAR [ Sala Comune > Uscita ] Vede Ineh alzarsi e barcollare. Ma la guarda con la coda dell’occhio, perché lo sguardo ancora indaga e fruga in quello di Melisande. Dice che l’altra si è addormentata e, anche se sembra assolutamente convincente, la Dama di Diamante ha tutta l’aria d’avere i postumi di qualcosa di ben peggiore di una sana dormita. Ma non sono affari suoi. O almeno non ancora. La mano destra striscia sul tavolo e prende anche il veleno ‘in più’, trascinandolo insieme agli altri dalla sua parte del tavolo. L’altra mano fruga nelle tasche e prende i denari mancanti “Ma si. Non se ne ha mai abbastanza di questo.” Sussurra facendole l’occhiolino. Stranamente non è un gesto viscido, ma quasi di complicità. Data dal fatto, più che altro, che ella saprà certamente gli effetti del De Marsia. “Altrettanto, Melisande.” Risponde, indicando col mento Ineh, dando prova d’aver capito più di quanto in realtà ha fatto. Ma la vita è tutto un gioco di parti e recite e spettacoli da metter su. “Altrettanto.” Ripete tornando a guardarla e raccogliendo le boccette. Poi, prendendo a camminare verso la porta, meno barcollante di pocanzi, saluta senza nemmeno voltarsi “Do Svidànija, signore.” Per poi uscire dalla Casa dei Veleni.

INEH (sala comune - uscita) COn quelle poche parole Melisande riesce ad aumentare ancor di piu la confusione nella testa della bella sassone, e lei non è abituata ad essere confusa, questa sensazione la irrita, specie ora che si sente cosi impotente di fronte agli eventi. Lo slavo conclude le sue trattative con quei modi sempre cosi squallidamente viscidi, non sa perchè ma è come se sentisse dentro di se che lo rivedrà, quella città è troppo piccola per perdersi di vista, specialmente quando gli sguardi rivelano interessi che normalmente sarebbe il caso di evitare. Non che lo spaventi, anche perchè dovrebbe essere lui a temere gli artigli di una donna come lei. Barcollando ancora anche se in maniera meno evidente rispetto a poco prima, comincerebbe a percorrere la via verso l'atrio, preparandosi ad uscire. ''Tornerò se vorrete...ma non ho intenzione di bere la prossima volta..'' direbbe lanciando un'ultima, maliziosa anche se stanca, occhiata alla Signora dei Veleni. ''Che le ombre vi accompagnino...'' sarebbe l'ultimo saluto, pronunciato con la voce un pò rotta dalla stanchezza, quindi, lentamente, seguendo la scia decisamente poco profumata di Sindar, sperando che poi all'esterno lui scelga una strada diversa dalla sua, lascerà la dimora dei veleni.
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